Una Vita per la Missione


Commento al Vangelo, Martedì 3 Dicembre 2013

25.10.2015 13:27

Lc 10,21-24

Gesù esultò nello Spirito Santo.

 + Dal Vangelo secondo Luca

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Parola del Signore

 

Carissimi Amci,

oggi la Chiesa ci fa guardare a S. Francesco Saverio, patrono delle missioni. Ripensiamo al ministero apostolico di san Francesco Saverio, per ammirare il dinamismo che lo animò sempre.
San Francesco Saverio fu mandato nelle Indie, come dire, allora nel 1542 all'estremità del mondo, dove si arrivava con viaggi lunghissimi e pieni di pericoli. Subito si diede all'evangelizzazione, ma non in un solo posto, bensì in numerose città e villaggi, viaggiando continuamente, senza temere né intemperie nè pericoli di ogni genere. E non si accontentò delle Indie, che pure erano un campo immenso di apostolato, che sarebbe bastato per parecchie vite d'uomo. Egli era spinto dall'urgenza di estendere il regno di Dio, di preparare dovunque la venuta del Signore e così, dopo appena due anni, giunge a Ceyfon e poi ancora più lontano, alle isole Molucche. Torna in India per confermare i risultati della sua evangelizzazione, per organizzare, per dare nuovo impulso all'opera dei suoi compagni, ma non vi rimane a lungo. Vuoi andare ancora più lontano, in Giappone, perché gli hanno detto che è un regno molto importante, ed egli spera che la conversione del Giappone possa influire su tutto l'Estremo Oriente. E in Giappone riprende i suoi viaggi estenuanti, estate e inverno, sotto la neve, con fatiche estreme. Torna dal Giappone, ma il suo desiderio lo spinge verso la Cina. Ed è proprio mentre tenta di penetrare in questo immenso impero che muore nell'isola di Sanchian nel 1552.
In una decina di anni ha percorso migliaia e migliaia di chilometri, malgrado le difficoltà del tempo, si è rivolto a numerosi popoli, in tutte le lingue, con mezzi di fortuna. Tutto questo rivela un dinamismo straordinario, che egli attingeva nella preghiera e nella unione con il Signore, nella unione al mistero di Dio che vuole comunicarsi.
Anche Gesù, per venire in mezzo a noi, ha superato una distanza infinita: ha lasciato il Padre, come dice il Vangelo giovanneo, per venire nel mondo. E nel suo breve ministero di tre anni ha continuato questo viaggio: si spostava continuamente, non aspettava che la gente andasse da lui, ma percorreva città e villaggi per annunciare la buona novella del regno.
E ora? Ora, se si vuole che Gesù venga, bisogna agire nello stesso modo: non aspettare che gli altri vengano da noi, ma andare noi da loro.

Il vangelo di oggi ci ricorda che siamo beati.   

Beati i nostri occhi che vedono la venuta del Messia! Molti hanno desiderato vederla, ma non sono riusciti. Iniziamo questo mese di dicembre nella consapevolezza della fortuna che abbiamo di essere come quei piccoli che accolgono il Regno e per cui Gesù esulta. Il percorso di avvento, che abbiamo appena iniziato, è tutto all'insegna di questa esultanza: percorriamo questo cammino interiore per giungere al Natale col cuore rinnovato e stupirci, ancora e ancora, di essere chiamati a far parte della famiglia di Dio. Dio viene, Dio è in mezzo a noi, Dio è accessibile, incontrabile, amabile. Il mistero dell'incarnazione ci porta a stupirci dell'immensa benevolenza di Dio che si rende visibile. Scoprire la sua presenza in mezzo a noi è una questione di cuore, di fede, di attesa. È lo Spirito Santo che ci permette di riconoscere la presenza di Dio nella quotidianità e di esultare. Togliamoci di dosso la crosta dell'abitudine e della ripetitività, spalanchiamo il nostro sguardo interiore per dirci, come se fosse la prima volta, che Dio si fa bambino per poter essere accolto. Beati i nostri occhi che vedono perché molti hanno desiderato di vedere ciò che noi vediamo!

Buon tutto a voi

Padre Antonio

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