
Una Vita per la Missione
Commento al Vangelo I° Domenica di Avvento, 1°Dicembre 2013
25.10.2015 13:21
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore
Avvento significa ?venuta', sottintendendo ?di Dio': si ricorda la prima, quella di duemila anni fa nella persona del suo Figlio (di qui la celebrazione del Natale), per imparare come attendere la seconda, quella che ci vedrà passare dal tempo all'eternità. In genere i cristiani hanno chiaro il senso del Natale: tutti lo celebrano, pur se spesso in forme improprie; molto meno però sono consapevoli della seconda venuta. Sarebbe opportuno invece prendere coscienza di quest'altra componente dell'Avvento, che è appunto l'attesa delle realtà ultime della fede. L'attendere oggi è percepito come qualcosa di negativo, un tempo sprecato; non è questo però il senso della parola: ?ad-tendere', tendere a, esprime tensione positiva e attiva verso qualcosa o qualcuno. Questa dovrebbe essere per i cristiani l'attesa dell'incontro con Dio, per restare poi sempre con Lui; un'attesa operosa e fervida del giorno senza tramonto, in cui si potranno beare per sempre nella contemplazione del volto del Signore.
Di questa attesa in verità si vedono poche tracce, tanto da far dire a Ignazio Silone, autodefinitosi "cristiano senza chiesa", di non essere interessato a cristiani "che attendono il ritorno del Signore con lo stesso entusiasmo con cui si aspetta l'autobus". Di qui l'auspicio che l'Avvento 2013, anche per le salutari recenti scosse di papa Francesco, porti quanti pur si dicono cristiani a riscoprire il senso profondo della fede. Aiutano allo scopo le letture di oggi, a cominciare dalla prima (Isaia 2,1-5) dove risuona l'invito ai popoli ad avvicinarsi a Dio "perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri", mentre nella seconda (Romani 13,11-14) l'apostolo Paolo esorta: "Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce".
Il vangelo poi (Matteo 24,37-44) parla esplicitamente del ritorno del Signore, inteso come il momento in cui ciascuno vedrà terminare la propria vita terrena e si presenterà davanti a Lui. Gesù raccomanda di tenersi pronti, perché nessuno può sapere quando questo accadrà: "Due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà". Vegliare, cioè svegliarsi dal sonno e mantenersi desti, impegnati nel fare il bene: è l'atteggiamento suggerito per attendere il ?giorno del Signore', con le disposizioni interiori di chi spera si compia una promessa. Uno dei prefazi propri di questo tempo dice: "Cristo nostro Signore, al suo primo avvento nell'umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell'eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso, che ora osiamo sperare vigilanti nell'attesa".
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