
Una Vita per la Missione
Commento al Vangelo del 15 Ottobre 2014 - Santa Teresa d'Avila
15.10.2014 07:52Lc 11,42-46
Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Parola del Signore
Possiamo farci correggere dai nostri figli?
Quante volte vi è capitato di educare vostro figlio a non dire parolacce, e poi siete i primi a dirle? A me capita molto spesso.
Quante volte avete detto a vostro figlio di fare il proprio dovere a scuola, e poi voi non fate il vostro?
Quante volte avete detto a vostro figlio di essere affettuoso, cordiale, educato con il prossimo, e poi voi siete i primi a non esserlo? A me una miriade di volte.
La differenza tra l'ipocrisia e l'errore sta nell'intenzionalità di sbagliare. Se già sappiamo che il peso che chiediamo agli altri di portare, vuoi che siano figli da educare, alunni cui insegnare, fedeli da redarguire, non siamo disposti a metterlo sulle nostre spalle, allora si tratta di ipocrisia e Gesù nel Vangelo non usa mezzi termini "guai a voi". Ma se onestamente, in tutta coscienza, ce la mettiamo tutta per insegnare dando il nostro buon esempio e poi, per la nostra stessa natura umana di peccatori, siamo i primi a sbagliare la cosa può essere scusata, ma a condizione che si sia abbastanza umili da ammettere il nostro errore, da farci vedere umani capaci di sbagliare anche davanti a nostro figlio, agli alunni, ai fedeli. Se una persona sa di sbagliare e corregge un altro su quello stesso errore, dovrà accettare la correzione quando sia lui a sbagliare.
Quante volte in una discussione mi è capitato di riprendere qualcuno e sentirmi dire come propria difesa "ma anche te lo fai". Bene, replico, quando lo faccio riprendimi perché la correzione fraterna e vicendevole fatta con amore è l'unica via per sperare di migliorare il nostro carattere, la nostra stessa vita.
Immaginatevi se solo chi non sbaglia mai possa correggere un altro, nessuno potrebbe più aprire bocca perché siamo tutti peccatori, tutti sbagliamo in un modo o in un altro.
Io sono peggiore, e di gran lunga, dei miei ragazzi, come potrei correggerli se non imparassi a chiedere perdono dei miei errori?
Commento di Riccardo Ripoli
—————