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Castel Volturno, partita di calcio tra italiani e migranti: dopo la rivolta così riparte l'integrazione

08.08.2014 00:05

PER APPROFONDIRE: rivolta; immigrazione; Castel Volturno

di Pierluigi Benvenuti

CASERTA - Per una sera, Steven sta in porta a respingere gli assalti di Matzen, ghanese della formazione avversaria, tra i cui pali gioca Antonio, uno degli organizzatori. Al lato del campo, pochi, appassionati, tifosi incitano i loro beniamini con l'accompagnamento incessante di un bongo. Con loro, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giancarlo Scafuri, il vicequestore aggiunto Carmela D'Amore e il capitano Lorenzo Iacobone, della compagnia carabinieri di Mondragone. Siamo nella polveriera di Pescopagano, terra di frontiera e di immigrazione, di degrado e di abbandono. Ma, per una sera tensioni e divisioni sembrano dimenticate. Qui, anche una partita di calcio a cinque assume un valore particolare. Specie se a sfidarsi, sul campo della chiesa di san Gaetano Thiene, sono due squadre miste. Italiani ed immigrati uniti per dare un calcio all'intolleranza. E' la partita della fratellanza, voluta da don Guido Cumerlato, il parroco diventato l'uomo del dialogo. Tutti insieme per correre dietro a un pallone, nella stessa squadra per dire come integrazione, convivenza, tolleranza siano dei valori possibili. Come possa nascere qualcosa di bello e positivo pure qui, «facendo comunità».

 

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