
Una Vita per la Missione
LA FESTA DI TUTTI I SANTI
Il 1° Novembre si festeggiano "tutti i Santi", una festa molto importante da non dimenticare,
infatti in questo giorno la Chiesa ricorda tutte le persone che sono in Paradiso con Gesù e tutti i cristiani che vivono nella grazia di Dio.
I Santi infatti non sono solo quelli che la Chiesa indica come esempio di vita cristiana, ma sono tutte le persone che ci hanno preceduto in Paradiso e che se viviamo nella grazia del Signore le rincontreremo e con loro vivremo nella gioia eterna.
E' per questo che nel giorno successivo che è il 2° novembre si ricordano i "defunti" si va al cimitero, si depongono dei fiori, ma soprattutto ci si ricorda di loro unendoci nella preghiera .
Diciamo insieme:
L'eterno riposo
dona loro Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua
Riposino in Pace. Amen
Ave Maria...
ed ora delle belle Favole: le leggende del Crisantemo
Una mamma e una bambina vivevano in una casa nel bosco
Intorno alla casa crescevano dei bellissimi fiori
Quando arrivò l'inverno, tutti i fiori morirono.
Solo un fiore rimase vivo perchè la bambina lo aveva conservato dentro casa
La mamma si ammalò, la bambina diede il fiore alla Madonna perchè facesse
guarire la sua mamma.
La Madonna disse alla bambina: conta i petali del fiore che mi hai donato
la tua mamma vivrà lo stesso numero di anni.
La bambina contò i petali, erano pochi.
prese quindi le forbici e tagliò i petali in moltissime striscioline.
I petali diventarono tanti. La Madonnina si commosse e la sua mamma visse a lungo.
Fu così che nacque il crisantemo.
Bella questa leggenda vero! ma sentite quest'altra:
C'era una mamma tanto triste perchè il suo unico figlio era morto in guerra.
Era molto povera: non aveva che la ricchezza delle preghiere. Quelle, infatti, costano niente.
Era la vigilia del giorno in cui tutti i morti hanno un fiore sulla loro tomba e la povera mamma soffriva
perchè suo figlio non l'aveva avuto. Cercò....cercò... e in un cassettone trovò delle strisce di stoffa bianche e gialle.
Le cucirò una sull'altra, tante tante, fino a formare una grande corolla ;
poi metterò uno stelo di ferro rivestito di tela verde. Nessuno si accorgerà che,
sulla tomba di mio figlio, non c'è un fiore vero...
Così fece.
Appena ebbe finito il lavoro, il sonno e la stanchezza la vinsero e si addormentò.
Al mattino, quando si svegliò, quasi non credeva ai propri occhi: il fiore di stoffa palpitava gonfio di vita,
con cento e cento linguette vellutate, screziate di bianco e di giallo.
Sulla tomba del soldatino, ci fu il fiore più bello: il crisantemo
Beati i poveri in spirito
Nelle cultura pagana la povertà è una condanna. I poveri vanno sfruttati, fatti schiavi e disprezzati.
Nella cultura ebraica, nonostante la predicazione dei profeti,la povertà viene caparbiamente considerata una punizione di Dio. Se i poveri sono punti da Dio- questa la terribile conseguenza – vanno lasciati nel loro stato. Per Gesù la povertà materiale, la miseria, è un’ingiustizia derivante dal fatto che i ricchi accumulano più di quello che è necessario per vivere, togliendolo ai poveri.
I poveri in spirito non sono coloro che non hanno il sufficiente per vivere, i barboni, i poveracci, coloro che non riescono a mettere insieme il pranzo …. I poveri in spirito sono coloro che adoperano la propria ricchezza come mezzo per creare benessere per tutti.
Per capire veramente chi sono i poveri in spirito non c’è strada migliore che osservare Gesù.
Gesù non è un “poveraccio” come siamo talvolta portati a pensare: nasce in una mangiatoia, ma viene presto portato in una casa. Sa leggere, sa scrivere, quindi ha frequentato la scuola, cosa che i più poveri non potevano permettersi. Non ha complessi nei confronti dei soldi, come dimostra a Betania, quando la donna gli profuma i piedi (Gv 12,1-8).
E’ povero in spirito per scelta. Per dedicarsi alla predicazione del Regno di Dio vive senza fissa dimora per anni e della generosità della gente e delle donne che lo seguono (Lc 8,1-3).
Egli non condanna i beni materiali, ma l’uso distorto di essi.
E’ lontanissima da Gesù l’idea di incoraggiare il vagabondaggio, i perditempo, gli sfaticati… tutto quello che abbiamo va trafficato per essere pronti all’incontro con lui, "Fare sfruttare al massimo i propri talenti"
LA PAROLA ALLA PAROLA
Il ricco stolto (Lc 12,13-21)
Il povero Lazzaro (Lc 16,19-31)
Zaccheo (Lc 16,9;19,1-10)
È inutile accumulare beni provvisori (Lc 12,22-32)
Beati gli afflitti
La beatitudine della sofferenza è un altro sasso nello stagno che Gesù getta nella cultura del suo tempo. E anche nella nostra.
A Roma, i bambini non sani venivano gettati dalla Rupe Tarpa; in Palestina la malattia era considerata una punizione divina per i peccati commessi.
Gesù proclama beati gli afflitti non perché in preda al dolore od alla angoscia per motivi materiali, morali o spirituali. Gli afflitti sono beati se, nonostante la situazione svantaggiata, sfortunata, non si chiudono in se stessi, non si lasciano vincere dalla sofferenza, non rinunciano alla coerenza delle proprie scelte, non si dispensano dall’operare per il Regno di Dio.
Gesù che suda sangue nell’Orto degli ulivi senza rinunciare a compiere la volontà del Padre (Lc 22,39-46), è l’esempio più eloquente dell’afflitto beato: non un arreso, non un rinunciatario, ma un coraggioso, fedele alla missione nonostante la sofferenza.
Chi è sano non deve compatire od emarginare il malato, ma fare di tutto per coinvolgerlo, soccorrerlo e sorreggerlo nella sua missione.
LA PAROLA ALLA PAROLA
Il cieco Bartimeo (Mc 10,46-52)
Le persone che scoperchiano il tetto della casa (Mc 2,1-12)
Beati i miti
Il messaggio di Gesù sulla non-violenza è talmente distante dalla logica umana che i cristiani stessi hanno fatto (e fanno ) difficoltà non solo ad accettarlo, ma a capirlo. I cristiani sono risucchiati nella logica dela forza, del potere, della “guerra giusta”.
La nonviolenza, rifiutando di combattere l’errore con l’errore, non è passività, sottomissione, ma il massimo della forza. Il rifiuto di distruggere l’avversario, pur combattendone coraggiosamente le idee, è la base del dialogo e delle democrazia.
Gesù, che si dichiara mite ed umile di cuore, del quale San Paolo sottolinea la dolcezza e la mansuetudine, è al tempo stesso colui che caccia i venditori dal tempio, con forza e decisione, ma anche colui che invita il soldato che lo ha colpito ingiustamente a comprendere l’ingiustizia del suo gesto, in modo pacifico.
Non si tratta di vigliaccheria, paura nell’agire, ma è il rifiuto dell’ “occhio per occhio”. ( Gandhi diceva "occhio per occhio…. E si diventa ciechi").
Solo la nonviolenza potrebbe superare la catena di guerre e morti inutili che si sono affacciate e si affacciano tutt’oggi nella storia, perché "E’ l’Amore a costruire, mentre il male può solo distruggere".
È una strada stretta, non una proposta per mollaccioni, ma per uomini e donne forti, che non hanno paura.
LA PAROLA ALLA PAROLA
Porgere l’altra guancia (Mt 5,39)
Missione dei dodici (Mt 10)
Il soldato ingiusto (Gv 18,22-23)
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia
La conformità tra la realtà umana ed il progetto di Dio, cioè un mondo dove tutte le creature possano vivere con dignità e gioia: questa è la giustizia della quale Gesù invita ad avere fame e sete. Una giustizia non per sé, ma per tutti, per ciascun fratello o sorella, come diciamo nel “ Padre nostro”.
Seppure questa giustizia non sarà mai del tutto realizzata realmente sulla terra, questo non autorizza ad aspettare di trovarla bella confezionata nell’aldilà. Il Regno di Dio non è il “paese dei balocchi” dove ci troveremo catapultati, ma è la vita per sempre in Dio, per coloro che attraverso uno sforzo incessante ed inarrestabile, per soddisfare la sete e la fame di giustizia, sono diventati compatibili con Lui, che è Amore.
Gesù è passato sulla terra “beneficando e risanando tutti coloro che erano prigionieri del male, non in modo astratto, solo “spirituale”, ma anche concreto, volendo reintegrare le persone nella loro dignità umana. Gesù oltre a sanare braccia o gambe, riaprire occhi e orecchie, affronta i farisei che vorrebbero impedirgli di guarire il Sabato, di accogliere i peccatori e le persone impure, che vorrebbero basare il loro rapporto con Dio su pratiche esteriori, senza curare la giustizia, la misericordia, la fedeltà.
Chi è oppresso o vede l’oppressione dei suoi simili non può accettare tale situazioni, ma deve pensare come porvi rimedio. Guai ai fatalisti.
Gli affamati e gli assetati di giustizia, anche se tartassati, sono beati perché potranno saziarsi della giustizia piena nel Regno dei Cieli. Non solo dopo però. Perché non bisogna mai dimenticare il “centuplo” su questa terra (Mc 10,30). Tutte le conquiste di giustizia che la storia ha registrato sono state opera di coloro che non hanno accettato di soffocare questa fame e questa sete. I menefreghisti ci avrebbero fatto rimanere ancora nelle caverne.
LA PAROLA ALLA PAROLA
Cercate il Regno dei cieli e la giustizia (Mt 6,33)
La giustizia ed il Regno dei Cieli (Mt 25,31-46)
Beati i misericordiosi
La misericordia è comprensione e perdono, sempre e comunque, verso i propri simili. Un atteggiamento umanamente impensabile. Infatti Gesù lo propone ai suoi discepoli fondandolo sulla imitazione di Dio: "Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro"
Dove diminuisce il cristianesimo aumentano la vendetta, l’odio , l’intolleranza, il razzismo, il menefreghismo. I cristiani nella storia non hanno sempre dato testimonianza di misericordia: Vero.. ma i cristiani hanno sempre riconosciuto ( magari dopo secoli!) come un peccato questa mancanza di misericordia.
Gesù è misericordioso, tutta la sua vita lo insegna. Basta scorrere il Vangelo di Luca: accoglie e perdona i peccatori che incontra, perfino i suoi crocifissori (Lc 23,34).
La misericordia di Gesù richiede una grande forza: egli finisce sulla croce proprio per essere stato misericordioso con gli umili, i piccoli, i poveri, i peccatori. Facendo però attenzione a non cadere nel sentimentalismo, nel buonismo, nella sdolcinatezza…
Ma perché i misericordiosi sono beati?
Perché otterranno misericordia da Dio; e non è poco, anzi alla fine è ciò che conta.
Anche perché troveranno misericordia negli altri. Infatti, anche se l’apparenza farebbe pensare che siano i “duri” a farsi strada, a conquistare il successo, in realtà, con il tempo, sono i misericordiosi ad essere ascoltati e cercati. Soltanto gli ottusi possono pensare che uno schiaffo ottiene più di un sorriso.
LA PAROLA ALLA PAROLA
Padre misericordioso (Lc 15,11-32)
Buon samaritano (Lc 10,29-37)
Beati i puri di cuore
Il cuore, per gli Ebrei, non era solo la sede dei sentimenti: era la sfera più intima dell’uomo, luogo dell’intelligenza, dei pensieri, delle inclinazioni. E lì che serve la purezza per essere beati. Lì dove nascono la lealtà, la sincerità, la parola che non nasconde e non inganna, ma anche il colpo basso, il tradimento, l’esteriorità senza anima: Puro è il cuore che accoglie la purezza di Dio e che guarda il mondo con gli occhi di Dio, senza lasciarsi oscurare lo sguardo da tabù e impurità. Puro il cuore di chi loda Dio per la sua grandezza e la sua bontà.
Gesù è un esempio limpido di questa purezza, in lui non c’è finzione, accoglie Dio con sincerità completa, senza altri scopi o secondi fini.
Provoca i farisei in maniera asfissiante, guarendo i malati di sabato, accogliendo i peccatori ed i pubblicani, avvicinandosi a donne “impure” e da prostitute. Dimostra di saper apprezzare, senza ombra di fanatismo e moralismo, un bicchiere di acqua fresca, la gioia del riposo, il gesto di una ammiratrice. Sprona a superare la purezza rituale e formalistica, la retorica, il moralismo, i giri di parole, condanna con forza la purezza solo esteriore dei farisei.
Chi non desidererebbe incontrare in famiglia, ta gli amici, nel lavoro, semplicemente per strada, persone leali, schiette, sincere, limpide, di cui fidarsi pienamente sia che ti sorridano sia che ti rimproverino?
Chi non ha conosciuto almeno una volta la beatitudine straordinaria di poter guardare tutti a testa alta, nella certezza di non stare nascondendo niente e di non dover nascondere niente?
LA PAROLA ALLA PAROLA
Superamento del ritualismo (Mt 15, 10-20)
Il vostro parlare sia sì, quando è sì, no, quando è no (Mt 5, 37)
Beati gli operatori dei pace
Gesù dichiara beati coloro che costruiscono la pace, cioè la mancanza di ogni inimicizia con il Creatore e con le sue creature. Un’opera difficilissima che tiene coloro che la perseguono in continuo stato di allerta. E di guerra. Gesù non è una persona tranquilla, tutta la sua vita è una lotta senza quartiere contro il potere religioso ( sommi sacerdoti), culturale ( scribi e farisei), civile ( Erode e Pilato), che opprimono i poveri ed i deboli. Egli non promette ai suoi amici la pace del mondo, ma la sua Pace, quella portata ogni giorno per le strade della Palestina. Quella che i suoi discepoli accendono ogni giorno nelle strade e nei luoghi del mondo. Non dobbiamo cadere nella tentazione di pensare che coloro “che fanno guerra” non amino la pace. Nel caso di Gesù, la lotta non usa la violenza, non sparge sangue né morte (l’unica morte è paradossalmente la sua); egli dice di essere venuto "a portare fuoco sulla terra", non la pace, ma una spada. È un linguaggio metaforico, che però dice quanto gli operatori di pace dovranno faticare, credere, combattere, anche a costo di essere ostacolati e umiliati. Il bene costruito con la loro lotta rimane un patrimonio per l’umanità.
LA PAROLA ALLA PAROLA
La sua pace (Gv 14, 27)
Una spada (Mt 10, 34-36)
(Lc 12, 49-53)
Beati i perseguitati per causa della giustizia
Gesù non lascia scampo: la giustizia, cioè la conformità tra la situazione in terra ed il progetto di Dio sulla terra, va costruito con un impegno continuo e diffuso, un impegno che è lotta incessante, irta di difficoltà e contrasti. Infatti coloro che vogliono il bene per tutti, finiscono inesorabilmente per essere visti come quelli che tolgono una fetta di bene a chi vorrebbe tutta la torta per sé, per i propri amici, per quelli del partito, per i compatrioti, per quelli della stessa razza o religione. E costoro sono come il cane a cui si vuol portare via l’osso: mordono.
Gesù è la testimonianza più alta dei perseguitati a causa della giustizia e di ciò che capita a coloro che vogliono il bene comune. Basta sfogliare il Vangelo. Un solo esempio: sabato, nella sinagoga c’è un uomo con una mano anchilosata. Gesù di sua iniziativa lo invita a mettersi in mezzo all’assemblea, così che tutto lo vedano, e lo guarisce. I farisei bruciano dalla rabbia. Abbandonano l’aula e decidono di farlo morire, perché quella guarigione era avvenuta di sabato, il giorno del riposo per gli ebrei.
Guai a toccare i privilegi. Quelli degli altri sì, ma mai i nostri. Dappertutto è così.
Gesù la dice chiara: seguire lui significa "prendere la croce". Scegliere coraggiosamente di andare oltre la logica umana e accogliere il messaggio del monte: le BEATITUDINI.
Dentro la scuola, in famiglia, con gli amici.
LA PAROLA ALLA PAROLA
Prendere la croce (Mt 10,38)
Io sono con voi (Mt 28,20)
La nuova vita nel mare del cielo
“La nuova vita…” non è sempre facile riuscire a far
percepire ai ragazzi la morte come una nuova vita!
Proponiamo un racconto che potrebbe esservi di aiuto
è la storia di un pesciolino che dopo la morte del
padre trova consolazione nelle dolci parole della
mamma “Papà adesso è una stella che brilla nel mare
del cielo e ci starà sempre vicino in un modo tutto
speciale”.
Proviamo a raccontare la storia e a realizzare il
grande mare del cielo su cui i bambini, attraverso
l’attività proposta, potranno attaccare le nove stelle
formando un grosso pesce.
Ogni stella suggerirà una riflessione sulle parole della
preghiera “L’eterno riposo” affinché pregare non
sia una semplice ripetizione mnemonica.
Il mare del cielo
Lino è un pesciolino che guizza spensierato nel
mare insieme ai suoi amici. Il pesciolino pensa che
tranne il mare del cielo dove sono già andati molti
abitanti dell’oceano: lo squalo, la balena, le con-
chiglie ed il signor Tonno.
Un giorno Lino chiede alla mamma: “Perché tanti
nostri amici sono già andati nel mare del cielo e
noi invece non siamo ancora partiti?”
“Per ogni creatura c’è un tempo felice da passare
nel mare d’acqua e uno ancora più lungo e felice
da passare nel mare del cielo, bisogna solo atten-
dere che arrivi il giorno giusto, perché ognuno
trovi il suo posto lassù”.
Il papà di Lino era un allevatore di stelle marine.
Ne aveva di ogni tipo: rosse, bianche, gialle e blu,
grandi e piccole. Conosceva tante storie di stelle
e ne raccontava una ogni sera, quando la famiglia
si riuniva intorno alla grande conchiglia.
Ogni volta che una stella del cielo si specchia
nell’acqua, nasce una stella del mare! Quando in-
vece un fascio luminescente sale dal pelo
dell’acqua fino alla volta celeste, stai pur certo
che in quel momento sta nascendo una stella del
cielo!”
Diceva papà.
arrivano fin sotto il pelo dell’acqua per guardare il
cielo. All’improvviso il pesciolino vede un fascio di
luce che dal mare d’acqua sale verso il mare del cie-
lo, su, su in alto e quando si ferma diventa un punti-
no luminoso.

risplendere solo per me”. Esclama.
“Tu che l’hai vista per primo devi darle un nome!” Gli
dicono i compagni.
“Si ma è un compito importante, ci devo riflettere!”
Risponde avviandosi felice verso casa.
A casa trova uno strano silenzio. Il viso dolce della
mamma lascia trasparire una grande tristezza.
“Come mai sei triste? Dov’è papà?”
La mamma non risponde ma lo stringe a sé con un
abbraccio forte e carico d’amore.
“Qualche tempo fa mi hai chiesto come si fa ad ar-
rivare fin su al mare del cielo e ti ho risposto che
bisogna attendere che sia pronto il nostro posto.
Ebbene, papà è andato fin lassù e sta nuotando
nell’immenso mare del cielo tra le stelle e la luna.”
“Già, e quando torna? Dovrà fermarsi molto?” Chie-
de Lino.
“E’ stato chiamato lassù per sempre”, dice con un
filo di voce la mamma.
“Non lo vedremo mai più? Come faremo senza
di lui? Perché se n’è andato? Non ci vuole più

“Niente di tutto ciò” dice la mamma. “Per andare
Ognuno di noi sarà chiamato un giorno e
questo passaggio da una vita a un’altra vita ha
preso il nome di morte”.
“Il signor Tonno è finito nella pancia del signor
Squalo”. Risponde Lino. “Che io sappia non ha
“Non importa se è finito nella pancia dello
squalo. Di lui si sa che è stato chiamato dal
gabbiano del vento proprio nel momento della
morte, a un’altra vita, lassù nel mare del cielo.
I gabbiani del vento sono i custodi di ogni cre-
atura che vive nel mare d’acqua. A chi muore
sussurrano: “Non aver paura. Lascia qui il tuo
corpo e seguimi solo con il tuo cuore. Supere-
remo il pelo dell’acqua e lasceremo dietro di
noi una lunga scia di luce che dal mare d’acqua
sale fin su al mare del cielo e là diverremo una
stella”.
per liberare il cuore dal dolore ma è certo di una
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sù, nel grande mare del cielo.
Passano molti anni, Lino diventa un vecchio pesce
astronomo e giunge anche per lui il giorno del
grande incontro con il gabbiano del vento. Insie-
me volano verso il grande mare del cielo, Lino
continua a fissare la Stella Papà che per tutti
quegli anni gli ha fatto compagnia. Finalmente
rivede tutti coloro che ha amato ma primo fra
tutti rivede il suo papà.


La Fede spiegata ai bambini
Nell’ambito dell’Anno della Fede si potrebbe spiegare il concetto di “Fede”, rispondendo ad una probabile domanda di un bambino: “Cos’è la fede?”, in questo modo:
La Fede è come salire su un bus guidato da Dio in persona.
Per salire su un mezzo guidato da altri bisogna fidarsi di chi guida: se provoca un incidente noi rischiamo la vita perché per tutta la durata del viaggio gliela abbiamo affidata!
Quando scegliamo di salire sul bus guidato da Dio e scegliamo di fare il viaggio con Lui sappiamo che, di certo, sarà un viaggio sicuro…..
Forse non ci porterà dove vogliamo andare noi perché, magari, lì dove vorremmo andare non è un posto sicuro! Ma sappiamo che il nostro Autista ci porterà dove sa che è meglio per noi, ma dobbiamo voler fare il viaggio con lui, dobbiamo permetterglielo!
Inoltre, per fare questo viaggio non si paga il biglietto! L’unica cosa che Dio ci chiede è: “Vuoi fare questo viaggio con me?”. Se gli rispondiamo di sì, si parte; se gli diciamo di no; lui, a malincuore, accetta la nostra decisione e va via. Ma nel corso di tutta la nostra vita, fino alla morte, continuerà a farci questa stessa domanda; cercherà sempre di fare il viaggio con noi.
Sul bus guidato da Dio possiamo portarci tutti: mamma, papà, parenti, amici, persino i nemici. Sì anche loro! Per fargli vedere che è meglio essere amici e fare il viaggio insieme, scoprendo durante il viaggio che quelli che noi credevamo nemici erano solo persone che la pensavano in modo diverso da noi……
Questo viaggio ci condurrà sicuramente in un posto che chiamiamo Paradiso cioè nell’unico posto esistente dove potremo essere sempre in compagnia di quell’autista che ci ha portati al sicuro.
Ci accorgeremo che abbiamo fatto bene a fidarci di Dio, a dargli tutta la nostra vita nelle mani….!
Vedete dove ci ha portati?
Abbiamo fatto bene ad avere FEDE!
LA SANTA MESSA SPIEGATA AI BAMBINI
Cosa accade durante la Messa?
La Messa rende presente a noi il sacrificio di Gesù sulla croce.
Quel sacrificio che è avvenuto sul Calvario, a Gerusalemme, 2000 anni fa, viene misteriosamente reso presente tutte le volte che si celebra la Messa.
Per questo diciamo che la Messa è il memoriale del sacrificio di Gesù, ma questo non significa che è un ricordo: nella Messa Gesù si offre ancora al Padre per ottenere il perdono dei nostri peccati.
Il sacerdote al momento della Consacrazione pronuncia le stesse parole che disse Gesù nell’Ultima Cena. In questo momento il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù. Donandosi a noi con l'Eucaristia, Gesù, ci unisce a Lui e tra di noi.
Partecipare alla Messa è la cosa più importante di tutta la nostra vita.
Non c’è infatti nulla di più importante della morte in croce di Gesù, che ha ottenuto per noi la salvezza eterna e ci ha aperto le porte del Paradiso. Quindi la Messa, che ogni volta applica a noi i frutti della morte in croce di Gesù, è la cosa più importante e più bella che ci sia su questa terra.
Per questo quando non andiamo a Messa alla domenica, a meno che non siamo impediti da un serio motivo, commettiamo un peccato grave, perché tutte le domeniche Gesù risorto ci aspetta a Messa.
I fini della Messa sono:
adorare il Signore; ringraziarlo per i benefici che ci dona; implorare il perdono dei nostri peccati; domandare le grazie di cui abbiamo bisogno.
La Messa si svolge in due grandi momenti, che formano un unico atto di preghiera:
- la LITURGIA DELLA PAROLA, che comprende la proclamazione e l'ascolto della parola di Dio;
- la LITURGIA EUCARISTICA, che comprende l'offertorio, la preghiera che contiene le parole della Consacrazione e la Comunione.
PRIMA DELLA MESSA
- Suona la campana: è la voce di Dio che mi chiama, non voglio mancare!
- Entro in chiesa con anticipo e faccio il segno della croce con l’acqua benedetta. Con questo gesto ricordo la grazia ricevuta nel battesimo, esprimo la mia fede nella SS.Trinità e ringrazio Gesù che è morto in croce per me.
- Saluto Gesù presente nel tabernacolo facendo la genuflessione, prendo posto nei primi banchi e mi inginocchio per dire una preghiera in preparazione alla Santa Messa.
RITI DI INTRODUZIONE
Gesù, sono qui per assistere al Tuo Santo Sacrificio nella Messa, voglio essere devoto e seguirti nei gesti che il Sacerdote compie anche per me. Invoco Maria Santissima e gli Angeli con i Santi a pregare per me, perchè questa Messa mi faccia diventare santo.
Il sacerdote, insieme ai chierichetti, esce dalla sacrestia, e giunto in presbiterio, fa la genuflessione a Gesù presente nel tabernacolo, va verso l’altare e lo bacia perché è simbolo di Gesù. Noi ci alziamo in piedi per accoglierlo, perchè durante la celebrazione, Cristo sacerdote, pastore e maestro del suo popolo, è presente ed agisce attraverso la persona del sacerdote.
Il sacerdote va alla sua sede da dove guida l’assemblea. Assieme a lui facciamo il segno della croce.
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.
E con il tuo spirito.
Fratelli, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati.
Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli,
che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni,
(ci si batte il petto) per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.
E supplico la beata sempre vergine Maria,
gli angeli, i santi e voi, fratelli,
di pregare per me il Signore Dio nostro.
Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
Amen.
Signore, pietà. Signore, pietà.
Cristo, pietà. Cristo, pietà.
Signore, pietà. Signore, pietà.
Queste invocazioni possono anche essere proclamate in lingua greca: Kyrie eléison, Christe eléison, Kyrie eléison.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo,
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.
Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo,
tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo:
Gesù Cristo, con lo Spirito Santo
LITURGIA DELLA PAROLA
Dio ci parla per farci conoscere il suo amore
Gesù, sono qui ad ascoltare la Tua parola, rendimi un cuore docile per mettere in pratica i consigli e i suggerimenti che il Sacerdote in tua rappresentanza mi darà. Fa che la Tua parola venga accolta anche da coloro che non credono e che non conoscono la sana dottrina. Gesù, le tre croci che faccio imitando il Sacerdote sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, voglio che imprimano in me la Tua Parola nella mia mente, dalle mie labbra, dentro il mio cuore.
La liturgia della Parola è la prima delle due parti di cui è formata la S. Messa.
- PRIMA LETTURA: è tratta dai libri della Bibbia che compongono l’Antico Testamento (sono i libri scritti prima della nascita di Gesù);
- SALMO: è una breve preghiera di lode al Signore molto antica, che sicuramente ha cantato anche Gesù;
- SECONDA LETTURA: è tratta dal Nuovo Testamento (ovvero dai libri scritti dagli Apostoli durante e dopo la vita di Gesù sulla terra).
Alla fine di ogni lettura, proprio per ricordarci queste parole vengono dal Signore, il lettore dice: “Parola di Dio” e tutti rispondiamo: “Rendiamo grazie a Dio”
- VANGELO
La proclamazione del Vangelo è la parte più importante della Liturgia della Parola. Il testo del Vangelo fu scritto poco dopo la morte-resurrezione di Gesù da quattro autori, detti evagelisti: San Matteo, San Marco, San Luca, San Giovanni.
Prima di ascoltare il Vangelo esprimiamo la nostra gioia cantando l'Alleluia (acclamazione in lingua ebraica che significa “Lodate il Signore!”, seguita da un breve versetto) e ci alziamo per preparaci ad ascoltare Gesù risorto che ci parla per mezzo del sacerdote. (Nel tempo di Quaresima al posto dell’alleluia si cantano altre acclamazioni come: "Gloria e onore a te, Signore Gesù")
Quando il sacerdote dice: “Dal Vangelo secondo…” rispondiamo: “Gloria a te o Signore” e facciamo tre piccoli segni di croce col pollice della mano destra in questo ordine:
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli.
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero;
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo;
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. (ora rialziamo il capo)
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture;
è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo, che è Signore e da la vita,
e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato
LA LITURGIA EUCARISTICA
GESU’ SI OFFRE AL PADRE
Durante l'Offertorio i fedeli eseguono un canto appropriato.
Durante l’offertorio il sacerdote offre a Dio i doni per il Sacrificio anche a nostro nome; uniamoci dunque al Sacerdote offrendo al Signore il nostro cuore, la nostra vita, i nostri affetti, i nostri dolori, tutto il nostro essere.
E noi rispondiamo: Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
- PREGHIERA EUCARISTICA
Siamo nel momento centrale della Messa.
Gesù è giunto il momento di fare silenzio e di adorarti. Ti adoro nell'Ostia candida, adoro il Tuo Corpo che fu per me crocifisso sul Calvario, abbi pietà di me. Gesù ti adoro nel Mistero di questo Sangue preziosissimo che hai sparso sulla Croce per la mia salvezza, abbi pietà di me e delle anime dei peccatori.
Il pane e il vino sono sono stati preparati sull’altare e con la preghiera di Consacrazione diventeranno il Corpo e il Sangue di Gesù. La preghiera che ora recita il sacerdote si chiama Preghiera Eucaristica (la parola "eucaristia" significa rendimento di grazie).
Il sacerdote ci invita ad unirci alla sua grande preghiera dicendo:
In questo momento l’Ostia non è più un semplice pezzo di pane, come durante l’offertorio, ma è il vero Corpo di Gesù sotto l’aspetto del pane.
Poi il Sacerdote prende in mano il calice col vino e pronuncia le parole della consacrazione:
…QUESTO E’ IL CALICE DEL MIO SANGUE…
Ecco che l’altare è diventato un vero Calvario, il monte su cui fu crocifisso Gesù. Infatti, cio che è avvenuto duemila anni fa, a Gerusalemme, torna ad accadere sull’altare durante ogni Messa.
Il sacrificio del Calvario si dice cruento perchè si compì con reale spargimento di sangue.
Anche la ragione per cui il sacrificio si offre è la stessa: la salvezza degli uomini.
Un grande miracolo si compie in ogni Messa!
Il sacerdote prosegue la preghiera eucaristica. In essa il sacerdote prega per la Chiesa, per noi presenti a Messa e per tutti i defunti. Questa preghiera termina con un lode alla Trinità:
RITI DI COMUNIONE
GESU' SI DONA A NOI CON IL SUO CORPO E IL SUO SANGUE
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà,
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Liberaci, o Signore, da tutti i mali,
Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli:
La pace del Signore sia sempre con voi.
E con il tuo spirito.
Ci sono TRE CONDIZIONI che dobbiamo rispettare per poter accogliere degnamente e con rispetto Gesù dentro di noi:
1) Essere in grazia di Dio, cioè essere nella sua piena amicizia avendo l’anima pulita da peccati gravi. Chi ha commesso peccato mortale non può fare la Comunione. Dovrà perciò confessarsi prima di ricevere la Comunione, altrimenti commetterebbe un peccato ancora più grave che ferisce profondamente Gesù, chiamato sacrilegio.
2) Sapere e pensare chi si va a ricevere. Dobbiamo riconoscere che nell’Ostia c’è Gesù vivo e vero e desiderarlo con fede e amore. Accostiamoci perciò al Santissimo Sacramento con umiltà, raccoglimento e decenza nel vestire.
3) Essere a digiuno da almeno 1 ora, cioè non possiamo aver mangiato nell’ora che precede la Comunione (in questo tempo di preparazione si può solamente bere l’acqua e prendere le medicine).
Se per qualche motivo non puoi fare la Comunione, non distogliere la tua attenzione dal fare la comunione spirituale impegnandoti di confessarti al più presto per poter ricevere degnamente Gesù-Ostia. Pronuncia con tutto il tuo cuore queste parole:
Signore, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell'anima mia. Poichè ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore (fai un breve pausa di silenzio). Come già venuto io Ti abbraccio e mi unisco tutto a Te, non permettere che abbia mai a separarmi da Te.
Fare la Comunione ci permette di partecipare pienamente al Sacrificio della Messa; è molto importante perciò essere sempre pronti a ricevere Gesù grazie ad una Confessione frequente e ben fatta.
COME FARE LA COMUNIONE
La Comunione si riceve stando in in piedi o in ginocchio.
Il Santissimo Sacramento si assume direttamente in bocca, oppure, nei luoghi in cui è permesso, sulle mani.
(Quando l’Ostia viene data per intinzione, cioè dopo essere stata intinta nel Vino consacrato, si riceve solamente in bocca.)
Se ricevi il Corpo di Gesù direttamente in bocca, dopo aver detto Amen, tieni la lingua un poco avanzata sulle labbra leggermente aperte.
Gesù, la tua benedizione mi accompagni ora nella giornata e mi aiuti a mantenere i propositi che mi hai suggerito in questa Santa Messa. Fammi missionario della Tua parola, apostolo della Tua dottrina, fedele della Santa Eucarestia. Tornando a casa ti porto dentro di me, fa che diventi testimone della dignità che hai riversato in me. Vergine Santa, mi accompagni la tua benedizione. San Michele Arcangelo mi sostenga la tua spada. San Giuseppe mi protegga la grazia con la quale proteggesti una volta il Bambin Gesù dalle minacce di Erode, fammi custode di questa Santa Messa perchè possa conservarmi come vero amico di Gesù.
Il sacerdote ci benedice con il segno della croce e e ci invita a far conoscere Gesù, che abbiamo ricevuto nella Santa Comunione, a tutti i nostri amici.
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.
Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Amen.
La Messa é finita: andate in pace.
Rendiamo grazie a Dio.

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In questa sezione puoi trovare una serie di schede per i ragazzi sugli episodi del Vangelo. Ogni scheda contiene il brano evangelico, preceduto da una breve introduzione, e seguito da un piccolo esercizio e un approfondimento sui concetti o le parole chiave trovate nel brano.
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1> L'annunciazione | 21> La Trasfigurazione |
2> La nascita di Gesù | 22> Il buon samaritano |
3> I Magi | 23> Il figliol prodigo |
4> Gesù a 12 anni | 24> Gesù e i bambini |
5> Battesimo di Gesù | 25> Il giovane ricco |
6> Gesù a Nazareth | 26> Bartimeo il cieco |
7> Gesù chiama | 27> L'ingresso a Gerusalemme |
8> Gesù e il paralitico | 28> I mercanti cacciati dal tempio |
9> Gesù buon maestro | 29> La parabola dei talenti |
10> Le spighe strappate | 30> Il giudizio finale |
11> Gesù e i dodici | 31> L'ultima cena |
12> Le beatitudini di Gesù | 32> Getsemani |
13> Luce e sale | 33> Davanti a Pilato |
14> La preghiera di Gesù | 34> La crocifissione |
15> La samaritana | 35> La morte e la sepoltura |
16> Il seminatore | 36> La resurrezione |
17> Il lievito nella pasta | 37> I discepoli di Emmaus |
18> La figlia di Giairo | 38> In riva al lago new! |
19> Moltiplicazione dei pani | 39> L'ascensione new! |
20> La confessione di Pietro | 40> La pentecoste new! |
Gesù indica la via dell'Amore
Il buon samaritano

Itinerario per bambini sulle parabole Con la parabola del buon samaritano Gesù insegna che il prossimo non è solo ogni uomo bisognoso che incontriamo sul nostro cammino ma, capovolgendo la domanda del suo interlocutore, ci invita a essere noi prossimo per i nostri fratelli, senza distinzione di persone.
La parabola nel contesto biblico
Il buon samaritano (Lc 10,25-37)




Questa di Gesù è la scelta dei cristiani. Ora i discepoli del Signore non devono aver paura delle difficoltà e dei sacrifici: il Signore risorto dona loro il suo coraggio per fare come lui.


dei briganti incontrò:
mezzo morto lui restò.
Ed un altro poi passava:
anche lui non si fermò.
gli curò le sue ferite
Questo amico curerai,
ti darò al mio ritorno

abbiamo cantato con tanta gioia.
Ciao a te, che hai fatto festa con noi!
Arrivederci a te, amico Gesù!
nel cuore ecco che cosa resta:
la gioia di averti incontrato,
l'amore che a tutti hai donato.
abbiamo cantato con tanta gioia.
Ciao a te, che hai fatto festa con noi!
Arrivederci a te, amico Gesù!
nel cuore ecco che cosa resta:
io porto la gioia a chi incontro
e a tutti di te parlerò.
abbiamo cantato con tanta gioia.
Ciao a te, che hai fatto festa con noi!
Arrivederci a te, amico Gesù!
Arrivederci a te, amico Gesù!
La Via Crucis dei ragazzi missionari
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Storia sull'angelo custode
C'era una volta, e c'e' ancora adesso, un angelo custode.
Era un angelo come tanti altri, ma era molto triste perche' era custode e protettore di un bambino cosi' discolo che non si era mai visto. Si chiamava Pino, ma ogni volta che lo chiamavano lui rispondeva : "Chi? Io?" , e cosi' tutti iniziarono a chiamarlo Pinocchio.
Pinocchio era svogliato, disubbidiente, qualche volta cattivo e tutte le volte il suo angioletto si disperava e non sapeva piu' come fare per trattenerlo.
Finche' un giorno ebbe un'idea grandiosa. Chiese un colloquio con Dio e quando si trovo' alla sua presenza espose la sua proposta. Chiese il permesso di scendere sulla terra e di parlare con Pinocchio sicuro in questo modo di riuscire a convincerlo a cambiare vita. Dio ci penso' un po' su' ed infine accordo' all'angioletto il permesso di fare quest'ultimo tentativo, ma con la promessa di non toccare la terra con i piedi, altrimenti non avrebbe piu' potuto risalire in cielo. L'angioletto allora chiese timidamente come avrebbe fatto a non poggiare i piedi per terra, ma Dio non fece altro che sorridere facendo gli auguri di buona fortuna.
L'angioletto comincio' a girovagare per il cielo volando da una nuvola all'altra pensando a come poter scendere sulla terra mantenendo i piedi separati da essa.
Ad un tratto fu attirato dal vociare di alcuni angeli che stavano giocando su di una nuvola attrezzata con un'altalena. Immediatamente capi' che aveva trovato lo strumento adatto per la sua missione.
Aiutato dagli altri angioletti riusci a costruire una altalena con le corde lunghe dal cielo alla terra. L'angioletto si accomodo' sul sedile e si raccomando' con gli amici di farlo scendere lentamente e poi di trattenere le corde fino al suo segnale di risalita. Per l'occasione aveva vestito il suo abito migliore, quello delle grandi occasioni, un frac tinta nuvola completo di bastone e cappello.
Comincio' la discesa finche' non si trovo' sospeso a mezz'aria in attesa di Pinocchio.
E Pinocchio non si fece attendere; incuriosito dal personaggio cosi' strano subito si avvicino' domandando chi fosse e come mai avesse la faccia cosi' triste.
L'angioletto inizio' la sua storia da quando era stato assegnato come suo custode elencando tutti i dispiaceri che aveva passato per colpa sua, e ad ogni nuova avventura aggiungeva un granellino di sabbia sulla piccola bilancia che teneva in mano, la quale pendeva inesorabilmente in un solo senso.
Pinocchio lo ascolto' con attenzione; ma lui era furbo; non era mica un bambino che credeva agli angioletti, e cosi' con una alzata di spalle fece per andarsene. L'angioletto disperato vedendo sfuggire il suo protetto comincio' a chiamarlo dicendo che non poteva scendere dall'altalena in quanto non sarebbe piu' potuto risalire.
Pinocchio si fermo'; torno' indietro, guardo' l'angioletto in lacrime e gli disse che gli avrebbe creduto se gli avesse fatto vedere il cielo sopra le nuvole. L'angioletto ci penso' un poco su', poi decise che una vita salvata valeva pure una sgridata del "Capo".
Fece salire Pinocchio sull'altalena e diede ordine ai suoi amici di tirare su'.
L'altalena non si mosse.
L'angioletto grido' piu' forte; niente; come prima.
Pinocchio stava per prendersi la sua rivincita quando l'angelo comincio' ad arrampicarsi su una delle corde. Svelto come un gatto anche lui lo segui' dall'altra corda ed insieme salirono fino alle nuvole. Quando arrivarono su', videro che gli amici erano tutti addormentati e quindi non avevano udito il comando di risalita.
Ma se loro avevano lasciato le corde dell'altalena, come mai non era caduta sulla terra ?
I due si accorsero allora che le corde proseguivano in alto, su un'altra nuvola. Ripresero a salire, arrampicandosi finche' non spuntarono dall'altra parte.
Si trovarono di fronte al "Capo" che aveva le corde dell'altalena legate ad un dito e li guardava sorridendo. Pinocchio che era davanti si volto' indietro in direzione dell'angioletto per chiedere spiegazioni e con immenso stupore si accorse che il viso dell'angelo era diventato uguale al suo, come una goccia d'acqua.
A quel punto capi' tutto, capi' che era tutto vero quello che aveva ascoltato dalla bocca dell'angelo, capi' che era di fronte a Dio e capi' che di fronte a Dio tutti gli angeli custodi sono visti con lo stesso volto degli uomini di cui sono custodi sulla terra.
Ridiscese trasformato, e comincio' a mettere in pratica quello che tutti gli avevano insegnato e lui non aveva mai seguito.
Un giorno ripasso' nel luogo in cui aveva incontrato l'angelo e ci trovo' ancora l'altalena. Si sedette e comincio' a dondolarsi, felice di sentirsi cullato dalla mano di Dio. Guardo' in alto e vide sopra la nuvola il "suo" angioletto sorridente con in mano la stessa bilancia del primo incontro; questi comincio' a versare la sabbia del piatto su Pinocchio trasformandola in una pioggia di polvere dorata che ricopri' il suo cuore e lo riempi' di felicita'.
Oggi Pinocchio non ha piu' bisogno di andare a dondolarsi sull'altalena per sentirsi vicino al Padre che e' nei cieli, ma ancora oggi i suoi bambini prima di addormentarsi alla sera vogliono ascoltare la stupenda avventura del loro papa' e del "suo" angioletto.